15 Giu Cresce la Miopia Tra i Bambini
Sono troppo occupati a guardare gli schermi degli smartphone e del televisore in ambienti chiusi mentre il tempo passato all’aperto si è drammaticamente ridotto.
Studi clinici realizzati in Europa, Asia, Sud America e Africa stanno documentando questo cambiamento. All’inizio del nuovo secolo 1,4 miliardi di persone erano miopi e per il 2050 si prevede che arriveranno ai 5 miliardi. I bambini tra i 6 e i 14 anni sono il maggior gruppo di rischio. La sua diffusione è alta in Asia dove coinvolge circa il 60% della popolazione, mentre l’Europa si attesta ad una media del 30%. La miopia infantile ha invece una diffusione ridotta in tutto il Sud America e nel continente africano dove raggiunge in media il 10% della popolazione in quella fascia di età. In Italia coinvolge il 35% degli under 14 un fenomeno definito miopidemia da Paolo Nucci Presidente della Società Italiana di Oftalmologia che è molto preoccupato dalla continua crescita del fenomeno.
Una preoccupazione fondata poiché “L’aumento della diffusione della miopia a livello globale più che ai noti fattori genetici di origine familiare va ricondotta ad un profondo cambiamento ambientale e degli stili di vita contemporanei” commenta Sayantan Biswas della School of Optometry della Aston University di Birmingham in Gran Bretagna “Nei bambini nel periodo che intercorre tra i primi mesi di vita e i 14 anni sono i fattori che agiscono nella fase delicata di formazione e della definitiva modellazione della struttura dell’occhio della persona adulta”. È la fase della emmetropizzazione durante la quale l’occhio regola e adatta la propria crescita per ottimizzare il processo visivo. Ed è proprio in questa fase che intervengono i fattori ambientali e gli stili di vita.
C’è un rapporto diretto fra l’insorgere della miopia e il tempo passato dal bambino in casa o in ambienti chiusi piuttosto che all’aperto. Le attività dentro casa come lo studio, l’uso dello smartphone, il guardare la televisione o i tablet da una distanza ravvicinata richiedono una capacità visiva da distanze brevi che allungano il bulbo oculare che si deve adattare a questo tipo di visione ravvicinata. Un allungamento che migliora la chiarezza delle immagini ma rende sfocati gli oggetti lontani. “Il fattore di rischio miopia rappresentato dal rapporto tra attività indoor e outdoor è il risultato di una serie di studi clinici su popolazioni che si trovano a poche miglia di distanza, come Taiwan e le Filippine” commenta Nucci “Paesi che hanno percentuali diverse di miopia tra i bambini. A Taiwan si supera l’80% mentre nelle Filippine difficilmente si va oltre il 10%. Ciò che cambia è il modello educativo: nell’isola di Taiwan i bambini sono più impegnati nello studio, mentre nelle Filippine hanno meno impegni scolastici e fanno più attività all’aria aperta”.
“Per l’occhio del bambino in formazione l’esperienza all’aperto è importante perché l’ambiente è ricco di oggetti delle più diverse dimensioni disposti a distanze variabili che richiedono continue focalizzazioni alternate fra spazi vicini e lontani le quali modellano il cristallino e i muscoli dell’occhio” commenta Daniel Ian Flitcroft del Centre for Eye Research a Dublino in Irlanda. All’aperto c’è una qualità della luce che non ha paragoni rispetto a quella artificiale utilizzata negli spazi chiusi come case e scuole. La luce naturale ha uno spettro di frequenze che spazia dagli infrarossi agli ultravioletti e una intensità e profondità luminosa che non può essere riprodotta da nessuna luce artificiale. Gli spazi interni sono molto più poveri di dettagli e meno ‘allenanti’ per l’occhio di quelli esterni e sono piatti rispetto alla maggiore profondità di campo di quelli esterni. Negli ultimi anni l’utilizzo sempre più frequente di tablet, smartphone e la visione di programmi televisivi ha peggiorato le già ridotte opportunità di crescita equilibrata dell’occhio del bambino negli ambienti chiusi.
Lo sviluppo globale dell’urbanizzazione complica le possibilità di frequentare spazi aperti. La situazione cinese è particolarmente preoccupante perché fra i bambini della scuola secondaria la diffusione della miopia è del 50-60% nelle zone rurali e raggiunge anche l’80% in quelle urbane. L’attività di ricerca in Cina su questo tema è particolarmente attiva. Studi clinici sullo svolgimento di alcune attività all’aperto degli studenti della durata quotidiana di 40 minuti hanno ottenuto risultati interessanti nel ridurre l’insorgere della miopia. Ma è una soluzione che deve poter gestire i problemi connessi con le attività didattiche della scuola e quelli lavorativi dei genitori e non sempre è possibile.
Più significativi sono stati i risultati dei tentativi di portare l’ambiente dentro gli spazi chiusi delle scuole con il miglioramento della qualità della luce nelle aule. Uno studio pilota realizzato a Guangzhou in Cina ha messo a confronto due gruppi di studenti che svolgevano le loro attività didattiche in aule luminose oppure in aule illuminate in modo tradizionale. Nelle luminose l’intensità e lo spettro della luce della illuminazione artificiale si avvicinavano a quella del sole con un netto miglioramento della qualità e quantità di luce grazie anche all’inserimento di pareti trasparenti al posto di quelle tradizionali chiuse. I risultati hanno indicato un marcato rallentamento della progressione della miopia nelle classi luminose. Un risultato interessante, ma difficilmente proponibile su scala nazionale per il raddoppio dei costi per metro quadrato delle aule luminose.