07 Ago I Figli Cambiano la Vita
La condizione di genitori è una fase chiave della vita umana che ha un impatto di lunga durata sulla salute mentale di uomini e donne.
I figli sono la nostra proiezione sul futuro. Da alcuni anni la ricerca scientifica sottolinea la sorprendente realtà che la loro presenza nella famiglia ha effetti positivi sulla salute mentale della coppia di genitori dal momento della loro nascita fino alla terza età. La transizione alla genitorialità è sempre più riconosciuta come un periodo di grandi cambiamenti mentali, una fase chiave dello sviluppo sociale nella vita dei genitori e non solo dei figli. È un legame circolare di crescita che connette fra loro tutti i membri della famiglia e diventa un ponte con la società intera. È la sintesi dei risultati di una ricerca realizzata analizzando le immagini cerebrali di più di 19.000 donne e di oltre 17.000 uomini informazioni provenienti dal UK Biobank data base.
“Durante la gravidanza e il periodo post-partum, il cervello sia della madre che del padre grazie alla plasticità di questo organo diventa la sede dei cambiamenti strutturali e funzionali necessari a supportare i nuovi comportamenti connessi con l’assistenza materiale e psicologica alla nuova persona che è arrivata nella famiglia” commenta Edwina Orchard dello Yale Child Study Center di New Haven prima autrice responsabile della ricerca sulla genitorialità “Questo effetto della neuroplasticità si manifesta indifferentemente nelle madri e nei padri ed è direttamente connesso sia ai cambiamenti biologici che a quelli ambientali, come i livelli ormonali e la quantità di tempo che viene trascorso con il proprio figlio/a.” È il sorprendente aspetto della relazione di coppia che finora è rimasto in secondo piano negli studi clinici sui rapporti uomo-donna all’interno di una famiglia con figli e su altre fasi della vita come la terza età.
“Abbiamo riscontrato una significativa associazione tra il numero di figli e stato di salute mentale nei maschi e femmine di mezza e tarda età, un riscontro che suggerisce un forte impatto della genitorialità sulla funzionalità cerebrale che dura per tutta la vita.” commenta Orchard “È un effetto simile tra uomini e donne causato da meccanismi che agiscono nell’ambiente familiare condiviso, piuttosto che da alterazioni biologiche correlate a gravidanza, parto e allattamento che interessano solo la donna. Sono risultati che suggeriscono come la genitorialità sia una condizione chiave che incide in profondità sulla vita di coppia e che va oltre il tradizionale schema del rapporto uomo-donna”.
Sono interessate al cambiamento alcune aree cerebrali cruciali del cervello umano. È coinvolto il network somatomotorio che trasporta informazioni dagli organi di senso al cervello e viceversa e il default mode network che assomma in sé le funzioni cerebrali di base connesse con tutte le attività quotidiane compresa l’attenzione verso l’ambiente e gli altri soggetti familiari. In questa riorganizzazione cerebrale è coinvolto anche l’ippocampo che negli studi clinici con risonanza magnetica rivela importanti cambiamenti strutturali durante la gravidanza e il periodo postpartum sia per le madri che per i padri. La riorganizzazione di questa particolare area del cervello umano è connessa con il comportamento di accudimento quotidiano dei genitori verso i figli. Alcuni modelli teorici sviluppati sulla qualità e quantità di questi cambiamenti cerebrali supportano l’ipotesi che la genitorialità aumenti la complessità ambientale con la quale si devono misurare quotidianamente donne e uomini. Complessità connesse con i molteplici bisogni dei figli in crescita che richiedono molte abilità per essere gestiti da parte della coppia genitoriale. Studi clinici su larga scala di neuroscienza delle popolazioni hanno dimostrato la diffusione degli adattamenti strutturali a lungo termine del cervello che sono correlati con la condizione di genitore.
La genitorialità è una fase facoltativa della vita che non coinvolge tutte le persone. Ma in molte società è ancora la forma più comune attraverso la quale si dispiega il ritmo della vita di uomini e donne. La nostra comprensione del processo di invecchiamento si basa quasi interamente su campioni di popolazione in cui i genitori anziani che hanno avuto uno o più figli sono la grande maggioranza. La nostra attuale mancanza di approfondimenti sulle modalità con le quali la genitorialità interagisce con il processo di invecchiamento ha conseguenze anche sulla nostra capacità di analizzare questo processo in un momento storico in cui si sta manifestando la crescente tendenza di escludere i figli nella vita di coppia in molti paesi ad alto reddito familiare.
L’invecchiamento in età adulta è associato a una serie progressiva di alterazioni funzionali dei sistemi sensomotori e cognitivi di ordine superiore. Le reti sensomotorie raggiungono la maturità presto nella vita e hanno un declino più rapido ad iniziare dai sessanta anni. Le funzioni cerebrali di ordine superiore hanno un declino più lento nel corso del tempo e sono in stretta reazione con l’eventuale esposizione a fattori biologici e ambientali che possono alterare la tempistica di questi cambiamenti. In questo contesto diventa sempre più evidente che esiste un effetto neuroprotettivo della genitorialità sulla funzione cerebrale anche in età avanzata. Gli studi clinici che hanno preso in esame la struttura del cervello nella terza età hanno dimostrato l’esistenza di cervelli dall’aspetto più giovane rispetto all’età anagrafica negli in uomini e nelle donne che nel corso della loro vita hanno avuto uno o più figli rispetto a coloro che non ne hanno avuti.