
25 Set Nuove Linee Guida Contro l’Obesità Infantile
È un fenomeno in forte espansione che i tradizionali interventi sulla qualità della alimentazione infantile non hanno saputo controllare con risultati che non sono stati all’altezza delle aspettative di alcuni governi preoccupati della salute di questa fascia a rischio della loro popolazione.
È uno scenario che ha indotto alcuni paesi come la Gran Bretagna, la Norvegia, il Portogallo, la Svezia ad un ripensamento sulle migliori politiche da adottare sul piano sanitario, normativo e legislativo per gestire al meglio il fenomeno obesità infantile, un evento che sta assumendo sempre di più la forma di una pandemia. A fianco dei tradizionali interventi sanitari e di prevenzione attraverso le scuole si sta diffondendo tra i governi in forme diverse la necessità di preservare la fascia di età fino ai diciotto anni dagli effetti del marketing alimentare più aggressivo di quelli che vengono chiamati gli unhealthy foods, cibi di bassa qualità nutritiva variamente definiti nei singoli paesi.
E’ un ripensamento che trova in prima linea la Gran Bretagna che ha emanato un insieme di provvedimenti particolarmente restrittivi. Dal prossimo anno verrà proibita dalle 5,30 del mattino alle 9 di sera la pubblicità di cibi e bevande dichiarati non salutari, gli unhealthy foods, sui media tradizionali mentre per i siti on line il bando sarà totale. È un provvedimento legislativo approvato nel 2022 dal governo conservatore che entrerà in vigore a ottobre del 2025. Le limitazioni alla pubblicità riguardano cibi con elevati contenuti in grassi, sali, zuccheri e gli energy drinks e i loro elenchi sono in via di definizione.
I dati sull’obesità e sul sovrappeso infantili in Europa fotografano una realtà allarmante. Secondo un rapporto dell’OMS pubblicato nel 2022 circa 1 bambino su 3 in età scolare nella regione convive con queste patologie, un numero destinato ad aumentare. L’Italia è ai vertici di questa particolare classifica con le regioni del Sud che si collocano ai primi posti in Europa in termini di percentuali di bambini coinvolti.
L’obesità e il sovrappeso infantili sono una realtà emergente che preoccupa governi e addetti ai lavori i quali si devono misurare con i pesanti effetti che hanno sulla salute di questi piccoli pazienti. Alexander K. C. Leung del Department of Pediatric, University of Calgary, Canada è chiaro sul rapporto che si crea fra obesità e salute negli anni critici dello sviluppo “I ragazzi con queste patologie sono a rischio di un eccesso di grassi in circolo nel sangue, di ipertensione, di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari, di fegato grasso, apnee notturne, disturbi alla personalità nei rapporti con i loro pari, hanno infine una ridotta qualità di vita e la prospettiva di una lunga medicalizzazione che li accompagnerà per tutta la vita adulta”.
Stiamo scontando l’aggressività delle major del cibo a livello globale. La diffusione di massa dell’uso dei social media in questa fascia di età ha fornito loro una incalcolabile quantità di informazioni sulle preferenze alimentari di centinaia di milioni di individui che vengono utilizzate per progettare nuovi prodotti che incontrino i gusti del maggior numero possibile di consumatori. Gli unhealthy foods sono cibi che privilegiano l’uso del marketing per definire la loro composizione merceologica più che il loro status nutrizionale. Un approccio all’alimentazione il cui scopo è essere friendly in particolare verso i gusti delle fasce più fragili della popolazione come i bambini e gli adolescenti.
L’uso di un data base dell‘Australian Ad Observatory con oltre trecentomila annunci pubblicitari sul cibo comparsi nella piattaforma Facebook ha contribuito a chiarire il rapporto fra marketing del cibo e social media. Sono emerse le prove che i giovani sono il target preferenziale degli annunci di unhealthy foods attraverso l’utilizzo di numerose strategie di marketing potenzialmente dannose nei loro confronti. I risultati delle ricerche sul tema rivelano che la pubblicità online è molto più invasiva e personalizzata di quella veicolata nei media tradizionali. Gli inserzionisti online e le piattaforme digitali dispongono di informazioni dettagliate sulle preferenze alimentari dei loro utenti che vengono utilizzate per confezionate annunci coinvolgenti costruiti in modo specifico per classi di età, scolarizzazione, etnia. Una impostazione rivolta ad una ampia fascia di età ma che sulle persone nell’età evolutiva ha un profondo impatto di cui non si conoscono ancora tutti i risvolti psicologici e comportamentali.
La posizione proibizionista dei britannici ha creato scalpore a livello politico e tra gli addetti ai lavori. È una dura presa di distanza dalla scienza della nutrizione che non indica soluzioni praticabili a queste patologie e nei confronti di una parte delle aziende del settore alimentare ritenute direttamente responsabili di questo stato di cose. Ricorda da vicino le metodologie di intervento utilizzate nel secolo scorso per contrastare il tabagismo.
Ora come allora si fa strada l’ipotesi di lavoro che debbano essere utilizzati dalle autorità pubbliche interventi straordinari. “Dobbiamo imparare da quella lezione della lotta contro il tabagismo e le multinazionali delle sigarette durata alcuni decenni che ha avuto successo solo grazie alla emanazione di alcune importanti leggi per regolare il fenomeno a livello sociale” è il commento di Simon Capewell del Department of Public Health, University of Liverpool, UK “E’ stata proibita la pubblicità alle sigarette e si è interdetta la possibilità di fumare nei locali pubblici e privati sono alcuni dei provvedimenti che hanno contribuito alla riduzione del tabagismo”. Indicazioni condivise da un numero crescente di addetti ai lavori.
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