Americani Scomparsi

Americani Scomparsi

Sono le migliaia di morti in eccesso che dal 1980 si verificano ogni anno negli Stati Uniti rispetto a quelle dei paesi di pari sviluppo economico.


Le statistiche indicano oltre seicentomila nel 2019, un milione circa nel 2020 e un milione e centomila nel 2021 secondo le cifre fornite da Jacob Bor un epidemiologo della Boston University School of Public Health, Massachusetts, il quale immagina con angoscia che quelle migliaia di persone decedute nel paese in cui vive e lavora, se fossero vissute in Europa sarebbero ancora vive.

Un’immagine che mette in luce dati dagli aspetti paradossali. Gli Stati Uniti sono il paese che spende in salute più di ogni altro al mondo e si trova a far i conti con un eccesso di centinaia di migliaia di morti rispetto a paesi come la Francia, la Spagna, l’Italia. “Purtroppo le persone negli Stati Uniti non sono consapevoli di questo stato di cose e di quanto poco facciamo come paese affinché possano arrivare a vivere una lunga vecchiaia” commenta Steven H. Woolf del Center on Society and Health, Virginia Commonwealth University, Richmond.

Una situazione epidemiologica che è stata analizzata in dettaglio da una ricerca realizzata dallo stesso Bor come primo firmatario. “I tassi di mortalità americani messi a confronto con quelli dei paesi più sviluppati hanno iniziato a divergere a partire dal 1980 una tendenza che si è accelerata nel nuovo secolo. Con la diffusione del Covid gli americani stavano già morendo a tassi più alti degli abitanti delle altre nazioni più ricche” commenta Bor “Le cifre che disponiamo per quegli anni hanno le dimensioni quantitative di una catastrofica perdita di vite umane avvenuta durante la pandemia, molto al di là di quello che è avvenuto nei paesi simili per sviluppo economico, livelli che rimarranno probabilmente alti anche dopo la conclusione della pandemia perché sono l’effetto di fattori strutturali che sono presenti da anni nella società americana”.

Questi tassi elevati di mortalità hanno cambiato in profondità il trend delle aspettative di vita, un evento che secondo Woolf era già iniziato nel 1950. Da quegli anni la curva si è prima azzerata poi è diventata negativa. Tra il 2019 e il 2021 è diminuita da 78,86 a 76,60 anni. Nello stesso periodo nei paesi simili per sviluppo economico, il differenziale è aumentato di oltre 5 anni. In Italia nel 2021 era di 82,64 anni. A conclusione di questo lungo percorso attraverso i decenni del peggioramento di questo indicatore cruciale, nel 2021 gli Stati Uniti erano al cinquantaseiesimo posto tra i paesi dei sei continenti. Dopo la conclusione dell’epidemia di spagnola avvenuta alla fine degli anni ’10 del Novecento, è la prima volta che l’aspettativa di vita media degli americani uomini e donne, è diminuita e non in maniera occasionale. Un evento.

Ci sono altri dati demografici che concorrono a formare un quadro epidemiologico unico della situazione americana nel panorama internazionale. Una percentuale maggioritaria di americani scomparsi è costituita da under 65 nella fascia di età 25/64 anni, adulti in età lavorativa, una assoluta novità di questi ultimi decenni. Un fenomeno che ha iniziato a manifestarsi nella società americana nel 1960. Da allora la sua incidenza è raddoppiata tra il 2000 e il 2019 ed è ancora cresciuta nel biennio 2019 e 2021.

Tra il 2021 e l’anno precedente, la fascia di età fra 25 e i 54 anni, la più attiva sul piano sociale ed economico, è quella che ha avuto il maggiore incremento della incidenza della mortalità che ha raggiunto il +13% a livello nazionale. “Durante la pandemia più della metà di tutti i decessi avvenuti negli Stati Uniti in questa fascia di età potrebbero essere stati evitati se i tassi di mortalità complessivi fossero stati simili a quelli dei paesi sviluppati.” È l’amaro commento di Bor.

“Prendendo come riferimento i dati della mortalità per età del 2019, per ogni cento bambini nati negli Stati Uniti due non sopravviveranno al loro trentesimo anno di età, sei non raggiungeranno i cinquanta anni e 16 moriranno prima dei sessantacinque” commenta Jennifer Karas Montez del Department of Sociology, Syracuse University, Syracuse, New York.

“La riduzione delle aspettative di vita e il pesante impatto sulla società americana del Covid sono il prodotto di disparità sociali, di un sistema sanitario largamente privatizzato e subordinato al reddito, di iniziative politiche sbagliate che sono di lunga data e hanno reso gli Stati Uniti particolarmente vulnerabili sul versante epidemiologico già prima della pandemia” è il commento conclusivo della ricerca realizzata da Bor.

Una situazione sanitaria con gli immaginabili risvolti sociali ed economici connessi particolarmente pesanti che ha messo in allarme un sottocomitato del Senato Americano con delega alla Salute. Kathleen Mullan Harris sociologa alla University of North Carolina a Chapel Hill è stata messa a capo di un gruppo di studio composto da specialisti di varie discipline. Il corposo documento che hanno prodotto ha focalizzato le cause di natura socioeconomica e sanitaria alla radice del fenomeno. In termini operativi hanno indicato tre situazioni su cui intervenire nel breve periodo per porre un freno a questo eccesso di mortalità nelle fasce di popolazione produttive della società americana: droghe e alcol, suicidi e malattie cardiovascolari.

Sono tre fenomeni interrelati fra loro i cui effetti sulla mortalità si sono impennati simultaneamente a partire dagli anni 2018/19. I morti per droghe varie comprese quelle sintetiche come il Fentanyl e il metadone si attestano sui centomila casi all’anno, per i suicidi si parla di quarantamila. “I tassi di decessi per overdose da oppioidi sintetici diversi dal metadone, che comprende il Fentanyl e succedanei, sono aumentati di oltre il 22% dal 2020 al 2021  in gran parte dovuti agli oppioidi sintetici e al metadone. Tassi che sono aumentati di 22 volte rispetto al 2013.” È il resoconto del Centers for Disease Control and Prevention.

Stupisce l’aumento in qualche modo non previsto della mortalità cardiovascolare che arrivava da un lungo periodo di stabilità dei decessi. L’incidenza di questa causa di mortalità e di morbilità, la prima in assoluto, è aumentata in un solo anno, tra il 2021 e il 2020, di ben il 3,3% e gli ictus del 5,9%, percentuali preoccupanti perché sono andate ad incidere su uno zoccolo duro già elevato di circa settecentomila decessi all’anno per malattie cardiache.

Le conclusioni del documento redatto dal gruppo di lavoro di Mullan Harris sono impietose. “Negli Stati Uniti si stanno perdendo troppe vite umane e troppo presto. L’aumento della mortalità in età lavorativa documentato in questo rapporto rappresenta una crisi che minaccia il futuro delle famiglie, della forza lavoro, dell’economia, della nostra sicurezza nazionale e richiede un’azione incisiva della politica e dello Stato, anche se i dati sono ancora provvisori o soggetti a futuri aggiustamenti. Ci auguriamo con questo lavoro di avere fornito suggerimenti utili sul modo di affrontare questa crisi e i problemi più urgenti sui quali bisogna intervenire.”