Carne Coltivata

Carne Coltivata

È la proposta di un metodo di produzione innovativo che sia in grado di andare oltre le tradizionali forme di allevamento.


Sono trecento ventotto milioni le tonnellate di carne prodotte nel 2020 con una previsione di arrivare a trecento ottanta nel 2030. Accompagnate da emissioni in atmosfera di anidride carbonica e di metano, da grandi consumi di acqua, inquinamento delle falde e aumento delle zoonosi. È il quadro sintetico delle molte criticità di questa macchina produttiva dalle dimensioni planetarie in continua espansione. Sono fatti che impongono la ricerca di soluzioni innovative che siano in equilibrio fra la necessità di nutrire la popolazione mondiale in crescita e la difesa dell’ambiente.

Un tema che va affrontato immaginando soluzioni e non negato tout court come è avvenuto con la presa di posizione del governo italiano contro la carne coltivata attraverso l’emanazione di un apposito disegno di legge nella primavera del 2023. Posizione che è stata dichiarata inefficace dalla Commissione Europea nel gennaio di quest’anno per un insieme di vizi di forma connessi con la giurisprudenza in materia della Corte di Giustizia Europea. In ogni caso bisogna aspettare i risultati della procedura di valutazione scientifica dei rischi attualmente in corso da parte dell’Efsa l’Ente Europeo deputato alla valutazione della sicurezza dei cibi, ma non alla autorizzazione alla vendita che spetta alla Commissione Europea in collaborazione con gli Stati membri. Una prospettiva non immediata quindi, mentre la FDA statunitense ha già prodotto una autorizzazione provvisoria nel 2019.

Si spera che la decisione per la carne coltivata della Commissione Europea non segua i tempi di quella sugli editing genetici che è arrivata solo all’inizio di quest’anno molto dopo rispetto a paesi come gli USA, la Cina e la Gran Bretagna. Gli altri paesi corrono, noi camminiamo. Un ritardo colpevole che sarà pagato a caro prezzo da interi settori dell’agricoltura specializzata in termini di minore capacità concorrenziale sul mercato.

La carne coltivata è il tentativo di cercare una soluzione parziale di questo tema così complesso che coinvolge centinaia di migliaia di operatori del settore nei cinque continenti e le aspettative di miliardi di consumatori. Alla fine del 2022 erano 162 le aziende di varie dimensioni in maggioranza statunitensi impegnate a vario titolo nella produzione di carne coltivata bovina e di pesce con un investimento complessivo di 2, 8 miliardi di dollari nel corso degli ultimi anni. In qualsiasi modo si voglia operare non ci sono soluzioni facili alle complessità insite in questo tema. Non è possibile  pensare che soluzioni prospettate da alcuni volonterosi come gli allevamenti biologici o il progressivo passaggio all’alimentazione vegetale di milioni di consumatori (?) possano scalfire la questione. Più interessanti sono i molti tentativi in atto di ridurre e smussare per quanto possibile gli effetti del fenomeno.

Sono in corso da alcuni anni in Europa la realizzazione di allevamenti di polli, di suini e di bovini orientati al benessere animale che prevedono una localizzazione degli animali in ambienti con superfici idonee o in pieno campo per i polli e la rinuncia nei mesi finali di allevamento all’uso di antibiotici per limitare il fenomeno dell’antibiotico resistenza. Sono un passo in avanti rispetto al grattacielo per allevare i suini realizzato in Cina o i rabbrividenti pollai diffusi in po’ in tutta Europa e non solo dove sono concentrate migliaia di galline ovaiole rinserrate in spazi che definire ristretti è un eufemismo.

Alla base della coltivazione di carne c’è la nota tecnologia della crescita di cellule staminali in un brodo di coltura formato da un insieme di molecole come il glucosio, l’albumina, l’isoleucina e altre all’interno di un bioreattore. Una tecnologia in uso da anni nella farmaceutica per la produzione di insulina e nel settore alimentare per realizzare enzimi specializzati utilizzati nella produzione dei formaggi. Le più recenti simulazioni di produzione industriale di carne realizzate da due specialisti di progettazione di sistemi alimentari Derrick Sinner e da David Humbird differiscono su alcuni aspetti non secondari del processo, ma concordano nel ritenere impossibile raggiungere il prezzo di nove dollari al chilogrammo per questa tipologia di carne ritenuto idoneo per potere realizzare adeguati volumi di produzione/vendita.

Secondo Sinner se si vuole raggiungere un elevato grado di sicurezza alimentare del prodotto finito, vanno utilizzati processi utilizzati dall’industria farmaceutica che sono molto stringenti in tema di qualità del prodotto finale. Con queste premesse i risultati della simulazione di produzione industriale della carne sono sorprendenti. L’inquinamento ambientale totale supera quello degli attuali allevamenti e il prezzo finale della carne è fuori mercato e non scende sotto i quaranta/cinquanta dollari al kg.

“In breve la nostra valutazione del processo industriale di produzione della carne evidenzia la necessità di analisi dettagliate delle possibilità offerte dalle tecnologie emergenti al fine di consigliare le agenzie governative e il settore privato di approfondire i temi coinvolti che sono coinvolti in questo nuovo processo produttivo prima di stanziare ingenti finanziamenti verso presunte iniziative innovative che presuppongono benefici ambientali e finanziari in assenza di un’analisi rigorosa.” È il commento finale di Sinner al suo studio di fattibilità.

La carne è un cibo iconico che attraversa tutti i ceti sociali di molte società sviluppate e no. Il suo profilo nutritivo è l’elemento cruciale poiché coinvolge miliardi di persone È un aspetto di cui è consapevole Risner nel suo lavoro di definizione di un modello produttivo per la carne coltivata. Assieme al tema della sicurezza alimentare sono i due aspetti che fanno lievitare sia i costi di produzione previsti che il suo impatto sull’ambiente. Per quanto riguarda i contenuti nutritivi la carne è al top della scala di valori tra tutti i cibi assieme alle uova e non è un compito semplice replicarli. A titolo informativo secondo il data base FooDB la carne bovina è composta da oltre 42.000 singoli nutrienti…

“In ogni caso la tecnologia per la produzione di carne coltivata è ancora nei suoi stadi iniziali ed è improbabile che sarà disponibile in grandi quantità nei prossimi anni” conclude Hanna Tuomisto del Department of Agricultural Sciences, University of Helsinki, Finlandia “I problemi che sono sul tappeto con le tradizionali forme di allevamento rimarranno aperti ancora per anni e gli obbiettivi europei del progetto Farm to Fork sarà difficile che vengano raggiunti”