Conversazioni fra Capodogli

Conversazioni fra Capodogli

Usano il più potente sonar del mondo animale localizzato nella loro testa gestito da un cervello sei volte più grande di quello umano.


Comunicano fra loro con dei segnali acustici conosciuti come ‘codas’. Sono composti da gruppi di click emessi dal loro sonar in serie ritmiche variamente combinate a seconda che vengano utilizzati per l’ecolocalizzazione delle loro prede oppure come strumento di comunicazione fra gli appartenenti al branco. Le loro conversazioni possono durare a lungo e “Avere l’occasione di assistervi é una esperienza unica” dice Shane Gero del Department of Biology della Carleton University di Ottawa in Canada che ha assistito in diretta ad una chiacchierata di due capodogli, Physeter macrocephalus.

Un’emozione che ha coinvolto altri ricercatori. “Sono anni che con il nostro gruppo di ricerca studiamo il modo di comunicare così particolare di questi straordinari mammiferi marini”commenta Giacomo Giorli del National Institute of Water Research and Oceans, Greta Point, New Zealand “Ma ancora oggi rimaniamo sorpresi quando assistiamo a delle prolungate conversazioni di gruppo, perché abbiamo la netta sensazione di essere degli intrusi che origliano di nascosto queste conversazioni, una sensazione strana e emozionante allo stesso tempo.”

I capodogli, sperm whales, cacciano le loro prede nella zona mesopelagica dell’oceano che si estende fino ai mille metri di profondità. E’ la zona crepuscolare dove la luce é molto scarsa e l’ecolocalizzazione diventa uno strumento di caccia indispensabile. Se l’animale é solo, i click prodotti dal sonar arrivano ad identificate le prede fino ai centocinquanta metri, se é in gruppo la potenza del suono aumenta in proporzione e la localizzazione può arrivare fino alla distanza utile di duecentocinquanta metri. La loro principale fonte alimentare é costituita da calamari, razze, polpi e pesci. Un capodoglio adulto consuma mediamente tra i 700 e i 900 chilogrammi di cibo al giorno, una piccola frazione del peso del suo corpo che varia tra i 40 e i 50.000 chilogrammi per i maschi e tra i 20 e i 25.000 per le femmine.

Sono animali sociali che formano gruppi composti esclusivamente da femmine e cuccioli fino all’età di dieci/dodici anni. I maschi fanno vita solitaria ad eccezione della stagione riproduttiva. Alla base della loro struttura sociale ci sono le unità composte da dieci/dodici femmine e cuccioli che viaggiano assieme percorrendo anche 60 chilometri al giorno. Nell’Oceano Pacifico si uniscono ad altre unità simili fino a formare un gruppo di 55/60 individui seguendo sempre lo stesso schema matrilineare. Sorprendentemente “Questi gruppi si formano solo con altre unità del loro stesso clan vocale” ricorda Hal Whitehead del Department of Biology, Dalhousie University, Halifax, Canada “Sono clan che possono coprire migliaia di chilometri di distanza ogni anno e contare centinaia di membri che si identificano attraverso un loro particolare modello di vocalizzazione composto da specifici codas.”

In sostanza la struttura della popolazione dei capodogli femmina nell’Oceano Pacifico é definita più dalle affinità culturali che dalla geografia. Ricordiamo che sono animali in perenne movimento in milioni di metri cubi di oceano, un ambiente molto disperso e con scarsa luce. Questa uniformità di linguaggio all’interno del clan può essere definita un dialetto e l’aspetto sorprendente é che viene trasmesso tra le generazioni attraverso l’apprendimento sociale, un fenomeno tipico degli umani, ma piuttosto inusuale nel mondo animale. Un aspetto questo documentato da migliaia di ore di registrazioni sonore che hanno dimostrato come i cuccioli nelle loro comunicazioni con gli adulti passano attraverso la fase del balbettio, il babbling, fino a convergere anni dopo nel modello standard di comunicazione del loro gruppo.

“Il nostro grande archivio di suoni contiene decine di riscontri sonori  di questo fenomeno e sono testimoni di come i cuccioli e i giovani adulti producono una grande diversità di modelli di codas non strutturati, evidentemente imprecisi e incerti, un sorta di work in progress del linguaggio” dice Gero “Abbiamo anche dimostrato che ci vogliono parecchi anni da parte dei cuccioli per riuscire a riprodurre compiutamente il dialetto del proprio gruppo natale”.

Società fortemente organizzate in clan matrilineari, sofisticate abilità cognitive, lunga cura dei loro cuccioli, apprendimento sociale, diversificazioni fra clan che passano più attraverso la cultura, dialetto e stili di vita, che sulla provenienza geografica, sono gli elementi distintivi della società dei capodogli che tra tutte le specie di cetacei dispongono del sistema di comunicazione più sofisticato. Qualità che dapprima hanno generato molta curiosità tra gli addetti ai lavori e poi hanno interessato dal punto di vista professionale un gruppo di ricercatori provenienti da settori diversi fra loro.

Sono David Gruber incaricato di Biologia alla City University of New York, Shane Gero uno dei massimi esperti di comunicazioni fra capodogli e leader di questa inedita cordata scientifica, Jacob Andreas del Department of Linguistics, University of California, Shafi Goldwasser dell’Institute for the Theory of Computing University of California, Robert J. Wood della School of Engineering, Harvard University a Cambridge, Michael M. Bronstein del Department of Computer Science University of  Oxford e altri con specializzazioni di frontiera in Intelligenza Artificiale e in Machine Learning. Nel 2020 questo gruppo multidisciplinare di ricercatori ha dato vita a quella che é stata definita da loro stessi una impresa simile al progetto Apollo per la Luna: la CETI, Cetacean Translation Inititiative per decodificare il linguaggio dei Capodogli, i più grandi mammiferi dentati del pianeta.

È una impresa che ruota attorno all’uso degli strumenti delle Deep Machine Learning Techniques. Gli sviluppi di questo nuovo approccio concettuale hanno fornito nuovi e potenti strumenti per l’analisi del linguaggio che hanno reso possibile la costruzione di modelli di quello umano capaci di chiarirne alcuni rilevanti aspetti fonetici, sintattici e semantici, finora rimasti in ombra. Questi stessi strumenti possono essere utilizzati nella analisi delle vocalizzazioni non umane per costruire dei modelli di comunicazione che altrimenti sarebbe difficile identificare con altre metodologie utilizzate nel passato considerando anche le difficoltà che incontra la ricerca scientifica nell’ambiente di vita dei capodogli.

Strumenti che sono già stati utilizzati in una ricerca sul campo realizzata da Yosef Prat del Department of Zoology, Tel Aviv University in Israele. È riuscito a decodificare le comunicazioni ad ultrasuoni tra pipistrelli che contengono informazioni multilivello molto simili a quelle utilizzate dagli esseri umani. La scelta dei capodogli come soggetti di studio da parte del consorzio CETI risale alla evidenza empirica supportata da decenni di ricerche sul campo che, assieme ad altre specie di balene e di delfini, condividono alcune caratteristiche sociali sorprendentemente simili alle nostre. Sono tra i pochi animali capaci di apprendere nuovi modelli vocali, il segno di società altamente dinamiche e strutturate su relazioni sociali fra conspecifici che durano decenni, vista la lunga durata della loro vita che può arrivare ad oltre ottanta anni. Il lavoro é in corso, attendiamo aggiornamenti a breve.