Crescere Sani

Crescere Sani

Alla nascita disponiamo soltanto di una breve finestra temporale per porre le basi di una immunità adattativa equilibrata.


Sono cento giorni dalla nascita. Così suggerisce Petter Brodin del Department of Children’s Health, Karolinska Institutet, Solna, Sweden. E’ il periodo che giudica necessario per porre le prime fondamenta di una immunità adattativa solida contro i patogeni provenienti dall’ambiente in cui vive il neonato. Un tempo breve dentro il quale le variazioni nella composizione microbica intestinale hanno la possibilità di plasmare lo sviluppo del sistema immunitario.”C’é una crescente evidenza della stretta connessione che esiste fra la composizione del microbioma del neonato e questo veloce lavoro di costruzione di una neo immunità a sua difesa” commenta lo stesso Brodin. “In questa fase diventa essenziale la qualità della nutrizione del neonato che tutti i dati in nostro possesso indicano essere l’allattamento al seno per i suoi effetti positivi sul suo sviluppo fisico e sulla crescita esponenziale dei batteri nel suo intestino alimentati dagli oltre duecento oligosaccaridi presenti nel latte materno”.

Ma sono la velocità con la quale deve avvenire questa collaborazione fra i batteri del microbiota e immunità adattativa e la sua breve durata temporale a stupire i ricercatori. Kathryn A. Knoop della School of Medicine, Washington University, St. Louis, Missouri, sulla base dei suoi studi clinici, avanza una sorprendente spiegazione di questo inusuale percorso metabolico.”Abbiamo identificato nel neonato l’esistenza di uno specifico intervallo pre svezzamento all’interno del quale batteri e molecole dell’immunità si confrontano e si modellano reciprocamente. La tolleranza immunitaria ai batteri intestinali che viene raggiunta in questa fase, é stabile e permane nella vita adulta dell’individuo” dice Knoop “Se però questi confronti avvengono per la prima volta oltre a questo intervallo temporale, c’é la possibilità che si traducano in risposte immunitarie di natura diversa dal decorso ‘naturale’ con possibili ripercussioni negative sulla salute del bambino stesso. E’ un meccanismo che abbiamo riscontrato negli esseri umani come nei mammiferi in generale”.

Gran parte dell’equilibrio funzionale del microbiota che condiziona la salute attuale e futura del neonato, ruota attorno alla presenza nel suo colon di un particolare genere di  batteri, i Bifidobacterium. E’ un ruolo che é il risultato della decimillenaria coevoluzione fra qualità del latte materno e la sua capacità di soddisfare i bisogni del neonato in termini non solo di una nutrizione equilibrata ma anche di prebiotici che alimentano i batteri del suo microbiota nascente. I Bifidobacterium esprimono la grande maggioranza degli enzimi che sono in grado di metabolizzare le oltre duecento specie diverse  di oligosaccaridi contenuti nel latte umano. Rappresentano l’interfaccia necessario fra il latte materno e l’intestino crasso del neonato poiché sovraintendono allo sviluppo del suo microbiota e allo stesso tempo, della sua immunità nella fase critica che precede lo svezzamento.

“La carenza di Bifidobacterium nel microbiota di 208 bambini di Stoccolma scelti per una ricerca sulla loro salute nel periodo post parto, é il segno della esistenza di uno stato di infiammazione intestinale sistemica connesso con un malfunzionamento del sistema immunitario che é avvenuto già durante il primo mese di vita” dice Petter Brodin “Al contrario abbiamo messo in luce che la presenza nel loro colon di questo genere di batteri capace di metabolizzare gli oligosaccaridi del latte materno, é legato ad una riduzione dei segnali di infiammazione e con l’aumento del numero delle cellule regolatorie Treg che hanno la funzione di calmierare gli interventi dell’immunità adattativa. Analoghi effetti positivi sono stati osservati nei bambini nati pretermine nei quali é stata riscontrata una netta riduzione della possibilità di contrarre infezioni nosocomiali, possibili data la loro indispensabile ospedalizzazione”.

Jeffrey I. Gordon del Center for Gut Microbiome della Washington University School of Medicine, Missouri, da almeno tre decenni progetta e gestisce studi clinici sul microbioma umano ed é considerato un veterano del settore. Negli ultimi anni i suoi interessi si sono spostati sul Bangladesh e i tanti problemi connessi con lo stato di salute della popolazione infantile di questo paese per molti aspetti ancora ai limiti di un sufficiente sviluppo economico, sociale e sanitario. Il Bifidobacterium é stato l’oggetto di uno studio sul campo proprio per le indubbie qualità che questo genere di batteri ha sempre dimostrato avere sulla salute dei bambini nella prima infanzia, anche e forse soprattutto in condizioni ambientali e sanitarie particolari come in questo caso.  

Una recente ricerca ha messo in relazione gli stati di pesante malnutrizione nei bambini di questo paese sottosviluppato con la compromissione dello sviluppo equilibrato del loro microbiota intestinale già durante il primo mese post-parto. “Esiste una stretta connessione fra la loro carente qualità dell’alimentazionee la disfunzione del loro microbiota” dice Gordon autore senior di questa ricerca.”La quantità di Bifidobacterium della specie infantis, é ai minimi termini nel colon dei bambini da due a sei mesi di età con uno stato di avanzata malnutrizione se messi a confronto con pari età che dispongono invece di un livello nutritivo equilibrato “. E conclude “L’inoculo farmacologico di un particolare ceppo di Bifidobacterium, l’EVC001, nei bambini sotto nutriti, ha favorito un loro pronto recupero di peso con una corrispondente forte riduzione dei loro livelli di infiammazione intestinale”. Guardando al futuro, Jeffrey Gordon non é pessimista”Grazie ai risultati dei nostri studi clinici, ora siamo consapevoli che il recupero della presenza di questa classe di batteri nel microbiota di questi bambini sottonutriti cambia in meglio la loro sorte. Il problema é quello di trovare una strada percorribile per mettere in campo interventi che raggiungano quanti più bambini possibile”.

Però altri suoi colleghi lanciano avvertimenti preoccupati. Nei paesi sviluppati il Bifidobacterium é diventato un genere di batteri ad elevato rischio di estinzione. Un certo numero di fattori sono alla base del fenomeno: il crescente uso del parto cesareo e degli antibiotici nella fase perinatale, la riduzione dell’allattamento al seno sostituito dal latte artificiale.”Una indagine sullo stato di salute del microbiota dei bambini di cinque stati americani ha confermato una ridotta presenza di Bifidobacterium e un contemporaneo predominio di altri dieci Phylum di batteri che rappresentano il 93% del totale dei componenti del loro microbiota. La maggioranza dei ceppi batterici appartenenti a questi Phylum, sono problematici per la loro salute e alcuni potenzialmente patogeni” commenta Bethany Henrick del Department of Food Science, University of Nebraska, Lincoln, Nebraska. “Il Phylum dei Proteobatteri é sovra rappresentato e purtroppo include i generi Escherichia e Krebsella entrambi segnalati per i loro potenziali effetti proinfiammatori sulla salute infantile”.

C’é molta preoccupazione fra i pediatri americani e non solo, perché questa presenza così ridotta dei Bifidobacterium nel microbiota dei bambini nei primi cento giorni post-parto, per loro esperienza può diventare la causa di una lunga sequenza di patologie comuni in questa fase del loro sviluppo. Intrusioni di specie batteriche patogene, malfunzionamenti della immunità perinatale, incremento di infiammazioni enteriche e la compromissione della integrità della mucosa intestinale. Un evento che questo che faciliterebbe migrazioni indesiderate di batteri al di fuori dell’intestino e potrebbe diventare una possibile causa di allergie alimentari.