Delfini Cuccioli Linguaggi

Delfini Cuccioli Linguaggi

Comunicano fra loro con gruppi di suoni caratteristici concettualmente simili al baby talk che usiamo quando parliamo con i nostri figli nei primi mesi di vita.


Viene definito comunicazione diretta con il bambino e da noi umani viene praticato per un periodo di tempo limitato della vita del neonato. Più che i significati prevalgono le accentuazioni di tono, le ripetitività, il gioco con le parole e i modelli ritmici del parlato che contraddistinguono il mood tipico ogni lingua conosciuta. È un modo di comunicare che trasmette al bambino i costrutti di base del linguaggio e rinsalda i legami affettivi fra i partecipanti di questo mini circuito linguistico. È una pratica diffusa con modalità sostanzialmente simili in molte culture.

“Consapevole del valore che riveste il baby talk nel porre le basi dell’apprendimento del linguaggio nei cuccioli di uomo, mi sono chiesta se potesse valere anche per i delfini della specie Tursiops truncatus, perché sono animali che condividono con gli esseri umani la cura della prole e dispongono di un sofisticato apparato di comunicazione sonoro fra gli individui di uno stesso gruppo sociale” racconta Laela Sayigh del Biology Department, Woods Hole Oceanografic Institution, Falmouth, Massachusetts.

Uno studio reso complesso dall’ambiente in cui vivono i delfini e che è stato possibile realizzare solo grazie alle strutture messe a disposizione di Sayigh e dei suoi collaboratori, dal Sarasota Dolphin Research Program. È una società con sede a Sarasota Bay in Florida che dall’ottobre del 1970 ha prodotto una collezione unica di ricerche su questi animali. Dispone di un esteso data base sonoro sulle modalità di comunicazione dei delfini e delle necessarie strutture a terra e in mare per il loro studio sul campo in diverse condizioni ambientali. Ai ricercatori è stato così possibile accedere ai report sonori registrati di diciannove femmine adulte raccolti tra il 1984 e il 2018 degli scambi linguistici con i loro cuccioli, sia in cattività che nell’ambiente ‘naturale’ della Sarasota Bay.

I risultati del nostro studio hanno dimostrato l’esistenza di un linguaggio specifico, il motherese, che viene utilizzato nel rapporto fra i delfini femmine e i loro cuccioli. Le madri producono lunghe serie di fischi caratteristici con frequenze molto alte alternate con altre più basse solo quando sono presenti i loro cuccioli” commenta Laela Sayigh. “I delfini sono animali filogeneticamente distanti dagli esseri umani, ma condividono con loro il lungo periodo di dipendenza tra madri e figli, segno di società evolute. Mostrano una elevata complessità sociale e vocale entrambe associate ad un lungo processo di apprendimento linguistico e di modelli di comportamento. Il tempo utilizzato per l’addestramento dei cuccioli di delfino attraverso questa forma di baby talk è cruciale per la loro futura vita da adulti, per la definizione dei rapporti sociali di questa società animale e lo sviluppo delle abilità di pesca, necessarie per il loro successo evolutivo”.

Nella loro prima fase di apprendimento i cuccioli di delfino memorizzano una sequenza di fischi unica tra i suoi conspecifici con la funzione di segnalare la propria identità individuale, uno strumento di coesione del gruppo di appartenenza. Esperimenti in playback hanno rivelato che la riconoscibilità di quel modello di fischi appartenente ad un bene identificato individuo, viene riconosciuto anche dopo vent’anni. È quanto di più simile esista nel mondo animale a quello che tra gli esseri umani è la funzione che assume il nome.

Nell’età adulta il loro linguaggio è composto da un insieme di fischi di frequenze e intensità variabili e di rapidi impulsi sonori secondo il contesto in cui vengono utilizzati. Queste capacità di apprendimento e di uso del linguaggio dei delfini sono condivise con gli uccelli canori, i pappagalli, i colibrì e con altre cinque specie di mammiferi: cetacei, pinnipedi, elefanti, pipistrelli ed esseri umani.

L’addestramento linguistico è funzionale al bisogno e alla necessità di potere costruire i cosiddetti ‘legami a distanza’ tipici di gruppi di animali distribuiti nel territorio in questo caso l’oceano, un ambiente fisicamente complesso. L’acqua è un mezzo in cui il più importante vettore di informazioni è il suono perché è in grado di diffondersi su lunghe distanze mentre la vista è sovente limitata dalla scarsa visibilità delle acque e dai costanti movimenti fra gli individui.

“Gli scambi vocali sono un meccanismo a basso costo che si diffondono a distanza e sostituiscono quelli fisici e visivi tipici di alcuni primati non umani.  Consentono di mantenere i rapporti interindividuali nel gruppo, necessari per la sopravvivenza e il successo riproduttivo entrambi obbiettivi che richiedono forme sociali di cooperazione” commenta Stephanie King della School of Biological Sciences, University of Bristol, UK. Forti legami sociali a distanza, lungo addestramento dei cuccioli e capacità di comunicazione hanno plasmato una ‘società di delfini’ evoluta che risponde positivamente alle sfide ambientali.

La trasmissione verticale di abilità sociali tra adulti e le generazioni successive è tipica di società animali come quella dei delfini che praticano lunghe cure parentali ai loro cuccioli. “Questa trasmissione ereditaria di abilità che riguardano i modelli con cui viene praticata la pesca, l’abbiamo osservata tra i delfini della Shark Bay in Australia Occidentale” commenta Michael Krützen del Department of Anthropology, University of Zurich, Switzerland “Si tratta in particolare del cosiddetto ‘shelling’ un sistema di caccia nel quale usano le conchiglie di grossi gastropodi marini per intrappolare le loro prede contro la spiaggia e facilitane la cattura” e conclude “Una modalità di trasmissione che è stata preceduta da una diffusione orizzontale di questa abilità fra gli individui di quel gruppo”.

Trasmissione di abilità sociali, ma anche divisione del lavoro fra appartenenti al gruppo con pochi altri esempi nel mondo animale: leoni, scimpanzé, esseri umani. È una tecnica di caccia che è stata documentata nelle Cedar Keys in Florida. Consistenti gruppi di cefali o di triglie vengono imprigionati tra l’oceano e il bagnasciuga da un gruppo selezionato di delfini guida, circa il 10% del totale del branco che rimane in attesa. Ad operazione di intrappolamento conclusa tutto il gruppo interviene in quella che a quel punto diventa una pesca dagli esiti scontati. L’analisi acustica di questi avvenimenti ha dimostrato un deciso aumento della produzione di fischi con i quali durante la battuta di pesca i vari gruppi di delfini con compiti diversi hanno coordinato i loro movimenti utilizzando l’eco localizzazione.

Richard Connor del Biology Department, University of Massachusetts, Dartmouth, Massachusetts, è un veterano delle ricerche oceanografiche. A conclusione del suo ultimo studio sui delfini della Shark Bay ha espresso stupore per i risultati raggiunti. “Abbiamo osservato fenomeni di una qualità senza pari tra gli animali non umani che li colloca al top della scala evolutiva”. Connor si riferisce alle sorprendenti abilità di collaborazione a più livelli delle minisocietà di delfini. “I maschi formano le più ampie reti di alleanze conosciute al di fuori di quelle tipiche degli esseri umani. Ottimizzano così il loro accesso alle risorse alimentari e gestiscono il rapporto con le femmine del gruppo in forma non conflittuale” ricorda Connor “Sono risultati che rivelano come i delfini alla stregua degli esseri umani, sono in grado di costruire solide alleanze strategiche all’interno del gruppo fra individui anche non imparentati fra loro.”

 

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