09 Gen Il Latte Umano
I suoi superiori risultati sulla salute del neonato rispetto al latte artificiale stanno indirizzando la ricerca medica e l’interesse dell’industria del settore su questo alimento unico.
E’ categorica nelle sue affermazioni Joan Younger Meek del Department of Clinical Sciences, Florida State University College of Medicine, Orlando, Florida.”I risultati metabolici e cognitivi dell’allattamento al seno sul neonato a breve e a lungo periodo sono tali che questo tipo di alimentazione deve diventare un imperativo per la salute pubblica“. Sono le conclusioni di una ricerca a largo raggio realizzata dalla stessa Meek come primo autore e commissionata dall’Accademia Americana dei Pediatri. Sono posizioni condivise dalla grande maggioranza dei ricercatori del settore. “In tutte le specie di mammiferi il ciclo riproduttivo comprende la gravidanza e l’allattamento, in assenza del quale nessuna di loro, uomo incluso, avrebbe potuto sopravvivere nel passato”. Scriveva così già negli anni ’80 del secolo scorso il precursore di questi studi clinici, lo scomparso pediatra scandinavo Bo Vahlquist.
Il latte umano è stato definito il gold standard della nutrizione del neonato nei primi mesi di vita. Nella sua ricerca, Meek fa un elenco degli effetti positivi dell’allattamento al seno sulla sua salute. Riduzione della mortalità neonatale, delle infezioni al tratto respiratorio superiore e di quelle all’orecchio medio, degli eventi di diarrea, di colite ulcerosa, della malattia di Crohn, degli attacchi di asma infantile e di diabete tipo1. Risultati che sono da mettere in relazione con la ricchezza dei componenti di base del latte materno che soddisfano con i molteplici bisogni del metabolismo del neonato. Contiene i due principali carburanti che alimentano la crescita del suo corpo, il lattosio e un mix di acidi grassi.
Gli oligosaccaridi rappresentano il terzo componente per quantità, in media se ne rintracciano dai 10 ai 15 grammi per ogni litro di latte. Sono un gruppo di oltre 200 varietà diverse di carboidrati che l’intestino tenue del neonato non é in grado di digerire e raggiungono così intatti il colon dove alimentano lo sviluppo dei batteri del suo microbiota. A questi componenti principali bisogna aggiungere i ceppi batterici Streptococcus e Staphylococcus prodotti dalla madre e adeguate quantità di micronutrienti come i minerali, le vitamine, gli aminoacidi, i fattori di crescita per i vari tessuti del corpo e del cervello e alcuni gruppi di cellule selezionate del sistema immunitario. È un alimento completo ed equilibrato.
I componenti principali del latte attorno ai quali si sono indirizzati i molti interessi della ricerca medica e dell’industria del settore, sono gli oligosaccaridi. Con il progredire degli studi clinici dell’ultimo decennio tra i tanti componenti presenti nel latte materno, hanno dimostrato, di svolgere un ruolo chiave sul metabolismo del neonato. “Sono in grado di sviluppare una intensa attività antibatterica contro gli Streptococcus agalactiae, lo Staphylococcus aureus e gli Acinetobacter baumanii” commenta Dorothy Ackerman del Department of Chemistry, Vanderbilt University, Nashville, Tennesse “Contemporaneamente esercitano una funzione antiadesiva sulle superfici delle mucose intestinali nei confronti di possibili intrusioni di virus, batteri e di protozoi”.
La differenza sostanziale di risultati metabolici sul neonato fra il latte umano e quello artificiale è legata proprio alla quantità e alla qualità di queste particolari molecole organiche con strutture chimiche complesse che hanno richiesto anni per essere identificate. La base produttiva del latte artificiale è quello vaccino che contiene solo basse percentuali di oligosaccaridi, più adatti all’alimentazione dei vitelli che a quella dei neonati umani. Gli studi clinici indicano che lo sviluppo equilibrato del microbiota intestinale del neonato è in relazione diretta proprio alla loro quantità presente nel latte materno. Lo studio Teddy realizzato su 903 neonati dal 3° al 46° mese di età, ha fornito dei dati conclusivi sul tema. “Abbiamo dimostrato che il primo anno di vita é la fase chiave per lo sviluppo del microbiota del neonato e che l’allattamento al seno contro quello realizzato con il latte artificiale è il fattore discriminante che condiziona la sua crescita quantitativa e qualitativa in questo periodo” dice Christopher Stewart del Department of Microbiology, Baylor College of Medicine, Houston, Texas, primo firmatario della ricerca.
L’insieme degli effetti positivi degli oligosaccaridi si completa con l’evidenza raggiunta dagli studi clinici dell’ultimo decennio, che lo sviluppo della immunità adattativa del bambino procede di pari passo con quella del suo microbiota. Diventa così chiaro nella sua completezza il ruolo a 360° che gioca il latte materno sul corpo del bambino. Non è solo un alimento per la sua crescita fisica, ma anche una prima trincea di difesa, efficace a quanto certificano i risultati, contro i patogeni ambientali. D’altronde é l’espressione finale di milioni di anni di evoluzione che accomuna noi umani con una intera classe di animali come i mammiferi, i quali hanno affidato la possibilità di crescita dei propri cuccioli nei primi mesi di vita proprio al latte materno.
Una scommessa vinta visto il loro successo evolutivo e una diffusione a livello planetario. Questo aveva capito con largo anticipo Valhquist. Negli ultimi anni si è sviluppato un grande interesse dei ricercatori e dell’industria del settore attorno agli oligosaccaridi, finalizzato ad approfondire la loro composizione e alla possibilità del loro utilizzo in altri ambiti della medicina, oltre che nell’alimentazione dei neonati.
Tetsuro Ujihara del Technical Research Laboratories, Kyowa Hakko Bio co, Ltd ci informa che la loro produzione su scala industriale presenta ancora difficoltà per la complessità strutturale delle loro molecole. Solo sette degli oltre duecento oligosaccaridi presenti nel latte umano sono stati finora sintetizzati e resi disponibili sul mercato utilizzando un ciclo di produzione biologico l’unico che garantisce la necessaria qualità finale del prodotto. Sono stati certificati sia dall’Usda che dall’Efsa per potere essere utilizzati come componenti del latte artificiale. Dal 2017 vengono impiegati per la produzione di latte con una formulazione ‘Premium’ rispetto a quelli tradizionali. Per ora viene commercializzato solo in un gruppo limitato di paesi e nel 2019 copriva soltanto il 6% del mercato mondiale.
“Il nostro studio randomizzato in doppio cieco, ha dimostrato che la maturazione del microbiota dei bambini alimentati con questo latte artificiale arricchito da cinque dei sette oligosaccaridi di nuova formulazione, ha ottenuto risultati più che soddisfacenti” dice Miroslava Bosheva del St. George Medical University, Plovdiv, Bulgaria. “Nei primi sei mesi di vita la loro composizione batterica intestinale si é rivelata paragonabile a quella dei bambini alimentati con il latte materno ed altrettanto efficace sul piano della maturazione della loro immunità adattativa”
La consapevolezza dello specifico valore antinfiammatorio che possono assumere gli oligosaccaridi ha aperto nuovi percorsi nelle ricerche cliniche. “Come ci aspettavamo dagli studi preliminari, hanno dimostrato la capacità di proteggere efficacemente i neonati contro gli attacchi di un certo numero di virus e al contrario di altri agenti antivirali conosciuti, dimostrano una apprezzabile assenza di effetti collaterali indesiderati” ricorda Rebecca Moore del Department of Chemistry, Vanderbilt University, Nashville, Tennesse come premessa ad una sua rassegna sul tema. “Pensiamo che gli oligosaccaridi possano essere impiegati nella prevenzione delle enterocoliti, dei rotavirus, del virus respiratorio sinciziale, dei norovirus. L’insieme degli studi clinici realizzati nell’ultimo decennio ha aperto nuove ed eccitanti opportunità per il futuro dell’alimentazione neonatale stimolate proprio dal rinnovato interesse che si è sviluppato attorno agli oligosaccaridi”.