Toumaï

Toumaï

E’ il nostro primo antenato. Il suo cranio ha attraversato il tempo ed è arrivato fino a noi.


La mattina del 19 luglio del 2001 sulla riva di un antico lago del Ciad ora asciutto, lo studente universitario ciadiano Ahounta Djimdoumalbaye era al suo lavoro di cacciatore di fossili umani. Ancora oggi ha un ricordo vivido di quel giorno perché ha provato l’emozione di trovare il cranio quasi completo del più antico antenato dell’uomo, il Sahelanthropus tchadensis vissuto tra i sei e i sette milioni di anni fa. Era il ricercatore più esperto di una squadra franco-ciadiana che eseguiva scavi archeologici in quella zona del Ciad. Con analoga emozione l’antropologo francese Michel Brunet, capo di quella spedizione, ha presentato lo straordinario reperto archeologico all’allora presidente del Ciad, Idriss Deby che lo guardò a lungo in silenzio e poi ne scelse il nome: Toumaï, “speranza di vita” nella sua lingua. Era il nome dato ai bambini che venivano alla luce nel deserto durante la stagione calda e secca, quando era più pericoloso nascere.

Un nome evocativo per il primo ominino conosciuto della nostra linea evolutiva comparso in Africa dopo la nostra separazione con gli scimpanzé da un antenato comune avvenuta grossomodo sette milioni di anni fa. “Il fossile presentava un insieme di caratteristiche particolari” ricorda Brunet primus inter pares di una equipe di antropologi che hanno analizzato il reperto “Denti, mandibole e la posizione del foro di inserzione della colonna vertebrale nel cranio, indicavano una forte probabilità che fosse un ominino da collocare all’interno della nostra linea evolutiva che si muoveva con una andatura bipede”. Daniel Lieberman, biologo evolutivo alla Harvard University, ritiene che Toumaï debba essere considerato la scoperta archeologica più importante degli ultimi cento anni. E’ così comprensibile la forte emozione provata dai ricercatori che a vario titolo sono venuti a contatto con questo reperto comparso per qualche strano incrocio del destino tra le sabbie del deserto del Ciad.

Da quella separazione con gli scimpanzé, é iniziata una lunga storia che attraverso un percorso intricato ha portato alla comparsa duecentomila anni fa della nostra specie gli Homo sapiens. E’ una vicenda nata da una emergenza ambientale provocata dai continui cambiamenti climatici che investivano la Terra in quei milioni di anni. L’eccentricità della sua orbita attorno al sole, le variazioni dell’inclinazione dell’asse terrestre e la sua precessione hanno scandito le dinamiche temporali di questi cambiamenti. La somma del loro effetti modificava con un ritmo periodico la quantità di luce che illuminava un dato territorio del pianeta. Ogni centomila anni la Terra ha attraversato una fase glaciale intervallata da dieci, ventimila anni di clima che poteva essere anche molto caldo. Questi cambiamenti furono drastici più ci si avvicinava ai poli, ma i loro effetti sono stati avvertiti anche alle medie latitudini tra le savane e le foreste dell’Africa.

La vita animale e vegetale di questo continente respiravano in sintonia con questi cicli climatici. Per sopravvivere bisognava cambiare e speranza di vita Toumaï, un soprannome straordinariamente evocativo, é stato il primo risultato di un grande esperimento evolutivo che avrebbe coinvolto l’Africa per sette milioni di anni fino ai giorni nostri. In questo lungo arco di tempo si sono avvicendati venticinque generi diversi di ominini: Australopithecus afarensis, Homo neanderthalensis, Homo erectus, Paranthropus boisei, Homo heidelbergensis….

Homo erectus per primo é uscito dall’Africa un milione e ottocentomila anni fa, seguito da molti altri, Sapiens compresi. Hanno colonizzato il pianeta con migrazioni di migliaia di chilometri. Ora sono tutti scomparsi e noi Sapiens siamo gli unici sopravvissuti. Non dobbiamo dimenticare che la durata di questo esperimento iniziato con Toumaï é stata solo un battito di ciglia rispetto ai due miliardi di anni che conta la vita pluricellulare sulla Terra e che la nostra é ancora una presenza fragile.